Storia |
Intorno al XIII secolo si definivano schiave quelle viti che, contrariamente alle “maiores” o “maroche” allevate alte, venivano coltivate a basso ceppo, lungo i filari e legate fra loro. Con questo nome venivano quindi indicati vitigni molto diversi. Questo specifico vitigno, “schiava gentile del Tirolo”, appare nell’opera del Molon (1906) e secondo il Rigotti (1932) è originaria dell’Alto Adige. |
Caratteristiche ampelografiche |
Foglia: grandezza media, pentagonale, trilobata o quasi intera; seno peziolare a V-U aperto; seni laterali superiori poco profondi; angolo alla sommità del lobo mediano retto; lobi poco marcati; lembo quasi piano; pagina superiore verde, opaca, poco bollosa; pagina inferiore verde chiaro, con leggera peluria sul lembo, con nervature di 1°-2° e 3° ordine sublanugginose e di color verde; poco appariscenti; denti mediamente pronunciati, in due ordini abbastanza regolari, poco acuti; mucronati.
Grappolo: medio (lungo circa 20 cm), piramidale, spesso alato o composto, allungato, spargolo; peduncolo lungo, erbaceo, sottile; pedicelli lunghi, rossi; cercine poco evidente, rosso, verrucoso; pennello medio, rosso violaceo. Il grappolo della "Schiava grigia" presenta costantemente tracce di impallinamento, le quali, in aggiunta alle altre caratteristiche (ed a quelle della foglia), consentono di distinguere facilmente questo vitigno dalle altre "Schiave".
Acino: medio, leggermente subrotondo; buccia molto pruinosa, blu-violetto, tenera, di medio spessore, con ombelico persistente; polpa succosa; sapore semplice, un po' più acidulo delle altre "Schiave" della zona. |