Caratteristiche ampelografiche |
Foglia: pentagonale (orbicolare - Temp.); grandezza media (o piccola - Sir.); tri- e quinquelobata (5 lobate - Eug., Tr.), con seno peziolare a lira (a V stretto con bordi sovrapposti - Eug.; a V con bordi sovrapposti - Tr.; elissoidale chiuso, e anche con bordi sovrapposti - Temp.); seni laterali superiori chiusi con bordi sovrapposti (a U stretto con bordi paralleli o sovrapposti, profondi - Eug.; a lira chiusa - Tr.; a lira stretta, con bordi talora sovrapposti - Sir.; elissoidali chiusi, talora sovrapposti - Temp.); seni inferiori a V più o meno aperti e non sempre marcati (a V stretto poco profondi - Eug.; a V aperti, mediani, profondi - Temp.); pagina superiore glabra, inferiore pressoché glabra (con qualche pelo sulle nervature di 1° e 2° ordine - Eug.; aracnoidea - Sir.); lembo piano, sottile, lobi piani (piegato a gronda, spesso, lobi involuti - Eug.; lobi leggerm. involuti - Tr.; lembo ondulato - Temp.); rugoso, angolo alla sommità dei lobi terminali acuto (ottuso - Eug.); superficie del lembo ondulata (liscia - Eug., Tr.; ondulata - Sir., Temp.); colore delle nervature verde-chiaro, leggermente rosate alla base (verdi - Eug., Sir., Temp.); denti molto pronunciati, acuti, irregolari, convessi, a base stretta (a base larga - Eug.; media, Temp.; la dentatura delle foglie, molto spiccata e acuta, costituisce uno dei caratteri più salienti, che fanno riconoscere anche da lontano questo vitigno quando è frammisto ad altri; colore pagina superiore verde cupo; inferiore verde-chiaro (verde chiaro anche super. - Eug., Sir.); opaca; nervature sporgenti.
Grappolo: grandezza media (piccolo - Tr., medio o piccolo - Sir., Temp.); compatto (mediamente compatto - Tr., serrato o semi-serrato - Temp.); cilindro-conico (cilindro-piramidale - Eug., cilindrico - Temp.); con una o più raramente due corte ali; peduncolo visibile, di media grossezza, semi-legnoso (erbaceo - Eug.; legnoso, corto e grosso - Tr.; semi-legnoso, sottile - Sir.; corto, semi-legnoso - Temp.).
Acino: grandezza media (o un po' meno - Eug.; piccolo - Tr.); sferoide, con ombelico persistente (non persistente - Sir.); prominente; a sezione circolare; buccia poco pruinosa, di color giallo dorato, che diventa ambrato nella parte esposta al sole, con caratteristiche maculature brunastre, abbastanza spessa, consistente; polpa consistente (molle - Tr., Sir.; quasi molle, sciolta - Temp.); sapore spiccatamente moscato, dolce; pedicello corto, verde chiaro, piuttosto esile; cercine evidente, verde (poco evidente - Sir., Temp.); pennello corto, giallo piuttosto grosso; separazione dell'acino dal pedicello facile (piuttosto difficile - Tr., difficile - Sir., Temp.). |
Note |
Esigenze: il Moscato è uno dei vitigni più esigenti nei riguardi del terreno, pur trovandosi distribuito su d'una vastissima area. Ma in una stessa regione, anche a distanza di poche centinaia di metri, cessano le condizioni favorevoli per una conveniente coltura e per ottenerne prodotti veramente pregiati. Ciò è particolarmente controllabile nella regione italiana dove esso ha la maggior importanza, sia per entità di produzione che per rinomanza mondiale dei vini che se ne ottengono, cioè il Piemonte, o meglio quel complesso collinare, compreso in gran parte nelle prov. di Asti, Alessandria e Cuneo, e che ha per centro Canelli. E' da notare che l'altitudine di questa zona varia da 100 a 400 metri; però la maggior parte dei vitigni di Moscato sta fra i 200 e 280 metri. Geologicamente i terreni appartengono pressoché tutti al miocene, e soprattutto al miocene medio (langhiano-elveziano), indi a quello superiore; solo una parte assai minore sono del pliocene inferiore (o messiniano). Predominano i terreni cosiddetti tufacei-marnosi, e in essi i tufi bianchi (calcarei); però anche quelli in cui prevalgono le marne argillose, grigiastre-azzurrognole, sovente alternate con terreni provenienti da arenarie, che danno una compattezza quasi da pietre da costruzione; altre volte invece con banchi di materiali più sciolti, sabbiosi o ciottolosi. Dove però predominano le argille, il Moscato matura meno bene e dà vini meno pregiati che non dove prevalgono i terreni tufacei bianchi. Sovente il calcare raggiunge limiti elevati, pur non arrivando mai agli estremi che si riscontrano in un'altra zona, di coltura molto più ristretta, ma giustamente assai rinomata: quella dei Colli Euganei. Anche il Moscato di Trani preferisce terreni bianchi (detti "carpanosi") e specialmente quelli su tufo. |