Vitigno |
Negro Amaro |
Sinonimi |
jonico, nero leccese, niuru maru, nicra amaro, uva cane. |
Colore bacca |
Bacca rossa |
Specie |
Autoctono |
Vigoria |
Ottima |
Maturazione |
Fine settembre, prima decade di ottobre. |
Produttività |
Abbondante e costante (65-70 q.li ha). |
Zone di coltivazione |
E' la varietà più diffusa nel sud della Puglia, in particolare nel salentino; entra nella composizione di numerosi e noti vini pugliesi, soprattutto rosati. |
Storia |
La sua origine è molto antica e si deve far risalire con molta probabilità alla stessa della maggior parte delle altre uve rosse del sud Italia: la colonizzazione greca che ebbe luogo a partire dal XVIII secolo avanti Cristo in tutta la penisola, in particolare nel Meridione. Nonostante la sua presenza già in epoca antica, il vitigno fu descritto solo nell'Ottocento, quando un parassita che stava danneggiando fortemente i vitigni venne segnalato da Achille Bruni a Apelle Dei, professore universitario. Era il 1872 e fu la prima descrizione scritta del vitigno sotto il nome di Negramaro. Il Negro Amaro, conosciuto anche come Negramaro, deve il suo nome alle sue caratteristiche principali, il colore quasi nero dei suoi vini e un retrogusto amarognolo. Gli etimologi infatti, anche non sono riusciti a stabilire l'esatta origine del termine, sono concordi con due ipotesi. La prima vede il nome composto dal termine latino niger e quella greca mavros, poi corrotto in dialetto nel termine maru, in salentino significante nero. Qui si descrive la colorazione delle bacche. L'altra ipotesi invece coinvolge direttamente il dialetto salentino niuri maru, che invece descrive il gusto amarognolo delle chiusure al palato. |
Caratteristiche ampelografiche |
Foglia: grande, pentagonale, quinquelobata e trilobata; seno peziolare a V stretto; seni laterali superiori con bordi sovrapposti, seni laterali inferiori poco profondi, ad U o a lira chiusa, spesso uno ad U ed uno a V; pagina superiore verde, glabra; pagina inferiore verde-chiara, opaca; nervature di 1° e 2° ordine sporgenti, aracnoidee, parzialmente rosse; lembo spesso, a coppa, con superficie alquanto rugosa; lobi involuti; angolo alla sommità dei lobi terminali: retto; denti pronunciati, irregolari a margini convessi, mucronati.
Grappolo: media grandezza; serrato, lunghezza cm 14-20, forma corta, semplice, conico, peduncolo visibile, legnoso nei primi 2 cm, medio.
Acino: medio, tendente al grosso (15-18 mm), forma obovoide, regolare, ombelico persistente, prominente, sezione trasversale regolare (circolare); buccia pruinosa, violacea, spessa, consistente; polpa succosa, sapore neutro (semplice), dolce, succo colorato; pedicello di media lunghezza e grossezza, verde; separazione del pedicello dall'acino: mediamente facile; cercine evidente, di color verde ruggine; pennello medio di color giallo ambrato. |
Caratteristiche del vino che si ottiene con questo vitigno |
Con il negro amaro si ottengono dei vini dal colore rosso rubino o rosato cerasuolo, a seconda del sistema di vinificazione impiegato. Il profumo è intenso, vinoso e fruttato, con sentori di piccoli frutti a bacca nera. Dotato di media struttura, al gusto esprime un ottimo equilibrio tra freschezza e sensazioni pseudocaloriche, con tannicità appena accennata. |
Note |
Resistenza alle malattie ed avversità meteoriche: buona all'oidio, alla peronospora e alle brinate. In qualche annata l'uva può essere abbastanza danneggiata dalla tignola; scarsa resistenza alla muffa grigia con i portinnesti usati nella zona: Berl. xRip. 420 A; 157/n; Rip. x Rup. 3309; Chass. x Berl. 41 B. |