Storia |
Non ci sono molte notizie sulle origini del Picolit, ma si sa per certo che sia molto antico e famoso nel Friuli, conosciuto già nella Roma imperiale e apprezzato da numerosi personaggi storici tra cui Carlo Goldoni che lo descriveva come una gemma preziosa. Tra i suoi più entusiasti appassionati si trovano re francesi e papi, imperatori austriaci e zar russi. Si deve al Conte Fabio Asquini di Fagagna il salvataggio del vitigno in un grande momento di crisi che ne fece rischiare l'estinzione, facendolo conoscere nelle migliori piazze internazionali dell'epoca, Londra, Parigi, Milano e le altre capitali europee. Era il 1758 quando il Conte promosse il Picolit nei territori dell'impero Asburgico. Il successo fu talmente grande che subito iniziarono le contraffazioni e nell'arco di un decennio il prezzo aumentò a tal punto che il vino arrivò a costare quasi 40 volte rispetto ad un qualsiasi vino in commercio. Il 1700 fu il secolo del Picolit, che uscì dal Friuli per arrivare a Conegliano e poi in tutta l'Europa, ma il vitigno, scarsamente produttivo, subì una battuta d'arresto con l'aumentare dei volumi di vino richiesti dal mercato e vi fu una caduta di questo nobile talmente forte che si rischiò nuovamente l'estinzione, scongiurata oggi dall'istituzione delle denominazioni di origine che hanno rivalorizzato il vitigno che seppur fornisce rese molto basse, fornisce anche splendidi vini. Salvataggio che si deve anche alla famiglia Perusini che ha dedicato tutto il novecento alla valorizzazione di quest'uva. |
Caratteristiche ampelografiche |
Foglia: media grandezza, pentagonale, trilobata o quinquelobata con seni laterali a V appena accennati; seno peziolare ad U molto largo; pagina superiore glabra e di colore verde chiaro, opaca; pagina inferiore aracnoidea-lanugginosa, di colore verde-oliva; lembo abbastanza spesso, piano, piegato un po' a gronda con orli revoluti; lobi poco marcati, un po' piegati a gronda, angolo alla sommità dei lobi terminali quasi retto e superficie del lembo poco bollosa; nervature di 1°-2° e 3° ordine, appariscenti, di colore verde-giallastro e parzialmente violacee alla base sulla pagina superiore; verdi e per lunghi tratti della base di colore rosso-violaceo nonché alla biforcazione delle nervature secondarie della pagina inferiore; denti molto pronunciati, irregolari, convessi, acuti.
Grappolo: media grandezza (lungo circa cm. 15), piramidale, spesso alato con un'ala, spargolo (e serrato a completa fecondazione dei fiori); peduncolo visibile, sottile, legnoso fino alla prima ramificazione, di colore rosso-violaceo.
Acino: piccolo (diametro trasversale circa mm. 13), ellissoide, regolare, ombelico persistente, sezione trasversale circolare, buccia pruinosa, di colore verde-dorato, un po' punteggiata, di media grossezza, consistente; polpa sciolta, succosa, di sapore neutro, dolce; succo incolore; pedicelli mezzani, sottili, verdi con cercine non molto evidente, verrucoso, rosso-bruno; pennello piccolo e di colore giallastro; separazione dell'acino normale. |