Vitigno |
Nerello Mascalese |
Sinonimi |
niureddu mascale, nerello, nireddu, nierello. |
Colore bacca |
Bacca rossa |
Aromaticità |
Neutro |
Specie |
Autoctono |
Vigoria |
Ottima |
Maturazione |
Ultima decade di settembre e prima di ottobre. |
Produttività |
Abbondante e non sempre costante. |
Zone di coltivazione |
E' diffuso in Sicilia e in Calabria. |
Storia |
Il Nerello Mascalese è un vitigno a bacca rossa autoctono della Sicilia, specificatamente della parte orientale dell'isola, le cui origini possono essere fatte risalire alla colonizzazione greca del VII secolo avanti Cristo, quando questo popolo iniziò ad occupare proprio le coste del Messinese e quelle calabre per poi insediarsi in tutto il Meridione. Il primo insediamento risale alla fondazione di Naxos nel 734, di Zancle nel 730 e di Catania nel 728. Qui i Greci importarono fra le popolazioni locali le talee provenienti dalla madrepatria e il culto di Dioniso dedicato proprio al vino, ed è proprio in questo contesto storico e in queste tre città che si può risalire all'origine del Nerello Mascalese, in cui successivamente le città di Mascali e Messina svolsero un ruolo fondamentale. Nonostante la mancanza di fonti storiche certe vista l'epoca, c'è comunque la sicurezza che il Nerello Mascalese sia da far risalire alla fondazione di Naxos, da dove poi si diffuse nel catanese e nel messinese, lasciando la zona del litorale per espandersi anche all'interno fino alle pendici dell'Etna, dove trovò in epoca romana i terreni vulcanici più adatti alla produzione del vino. Appartiene a questa area infatti la vinificazione dei famosi mamertini che emozioneranno dapprima i Dionigi di Siracusa per poi diffondersi in tutta la costa orientale e divenire un vino ricercatissimo e costoso con l'arrivo dei Romani. La capitale che trasformò il vino in uno dei commerci più floridi utilizzò i marmetini per festeggiare le baccanali, mentre Cesare scelse fiumi di costosi e ricercati Tauromenitanum e Mamertinum per celebrare le sue vittori galliche. Altrettanto rinomati erano il Catiniensis e l'Adrumenitanum sempre provenienti dalla zona del vulcano. Alla caduta dell'Impero Romano la coltivazione della vite e la produzione del vino conobbero fasi alterne tra le dominazioni arabe, normanne e borboniche, fino ai giorni nostri e all'introduzione delle denominazioni di origine che hanno riportato definitivamente questi vini tra quelli di livello internazionale. |
Caratteristiche ampelografiche |
Foglia: grande, pentagonale, trilobata (con altri due lobi appena accennati); seno peziolare a lira (aperta o chiusa), o chiuso con bordi sovrapposti; seni laterali superiori in genere chiusi, con bordi sovrapposti, alle volte a V, aperto o stretto con bordi paralleli; seni laterali inferiori non molto pronunciati, a V aperto o a V stretto con bordi paralleli; lobi marcati, quasi piani; angolo alla sommità dei lobi terminali ottuso; pagina superiore di colore verde-bottiglia, superficie del lembo ondulata, opaca, glabra; pagina inferiore di colore verde-chiaro, lanugginosa; nervature verdi, superiormente e inferiormente; nervature inferiori di 1° e 2° ordine, sub-lanugginose; sporgenti quelle di 1°, 2° e 3° ordine; denti irregolari, pronunciati e mucronati; a margini concavi, oppure concavi da un lato e convessi dall'altro, qualcuno perfino uncinato; base larga.
Grappolo: grande, lungo 20-25 cm, allungato, conico, anche di media lunghezza e piramidale, con una o più ali più o meno sviluppate, di aspetto medio-compatto; peduncolo visibile, legnoso fino alla prima ramificazione; pedicello medio, verde; cercine evidente, con verruche, verde; pennello corto, verde-chiaro.
Acino: medio, sub-ellissoide, di forma regolare, con sezione trasversale regolare (circolare o sub-ellittica); buccia di colore blu-chiaro, regolarmente distribuito, molto pruinosa, spessa e consistente; ombelico persistente e prominente; polpa succosa e molle, di sapore semplice e dolce, succo giallo paglierino, molto tenue. |
Caratteristiche del vino che si ottiene con questo vitigno |
Fornisce vini di un bel rubino granata negli invecchiamenti, molto frequenti per questo vitigno grazie al suo apporto acido. All'aumentare della presenza del Nerello Mascalese il vino veste toni arancio e mattone nell'affinamento. La gamma olfattiva è generalmente delicata e complessa, con aromi spiccati forniti dal territorio vulcanico dove viene coltivato. I colori sono comunque scarichi mentre l'alta acidità consiglia il consumo sempre dopo un dovuto invecchiamento, che porta questi vini a livelli molto alti, paragonabili ai borgognoni, con il vitigno che potrebbe giustamente entrare a far parte dei grandi nobili rossi mondiali. Caratteristici sono anche i tannini spiccati e ben presenti. Gli aromi sono comunque delicati e spaziano dal floreale della viola e delle rose ai fruttati rossi, fino ai sentori terziari dell'invecchiamento, toccati da note vanigliate. Non di meno il palato una volta affinato conserva tannini molto levigati, un gusto morbido e un equilibrio perfetto. |
Note |
Resistenza ai parassiti ed altre avversità: resiste bene alle malattie e ai parassiti in genere, meno all'oidio. In certe annate ad andamento meteorico sfavorevole si trovano, frequentemente, nei grappoli, acini d'incompleto sviluppo, che restano verdi o rossastri, specie nelle zone più alte. Al limite di coltivazione (1000-1400 m s.l.m.) i grappoli non maturano completamente. |