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Il Rossese di Dolceacqua: un tesoro enologico del Ponente Ligure

Il Rossese di Dolceacqua, noto anche come Dolceacqua, è un'eccellente varietà di vino originaria del Ponente ligure, precisamente della val Nervia, val Verbone e una porzione della Valle Roja nella provincia di Imperia. Questo vino pregiato è prodotto nei comuni di Camporosso, Dolceacqua, Perinaldo, San Biagio della Cima, Soldano, Vallecrosia e Ventimiglia.

Origini e sviluppo

Ricerche recenti condotte dal CNR di Torino, sotto la guida della rinomata ampelografa Dott.ssa Maria Schneider, hanno confermato una sorprendente scoperta: l'uva italiana Rossese e la francese Tibouren sono sostanzialmente identiche dal punto di vista genetico. La forma delle foglie e i loro profondi lobi suggeriscono un'origine mediorientale, se non addirittura greca. Si ritiene che questa varietà sia stata introdotta nell'area tramite il porto di Messalia, l'antica Marsiglia, grazie agli scambi commerciali dei Greci. Successivamente, si è diffusa nella regione di Provenza e a Dolceacqua, dove ha assunto due nomi diversi. Attualmente, il Tibouren è utilizzato in Francia per la produzione di rosati AOC Provenza, mentre solo in Italia è vinificato in purezza per creare vini rossi di grande qualità.
La coltivazione del Rossese si è diffusa ampiamente nel XIX secolo, sebbene la prima menzione risalga alle pagine della "Pomona Italiana" di Gallesio. In quest'opera, Gallesio dedica un breve spazio al Rossese, accanto al suo parente il Rossese bianco, conosciuto come "Ruzzese", coltivato ed elogiato da tempo nelle terre liguri. Attualmente, sono registrate due varietà principali: il "Rossese di Dolceacqua" e il "Ruzzese". Nel savonese, si coltiva anche una varietà minore chiamata "Rossese di Campochiesa", che viene utilizzata per la produzione dei vini a denominazione Riviera Ligure di Ponente Rossese, sia in purezza che in miscela con il Rossese principale.

Viticoltura: un'arte delicata e richiesta di cura

Il Rossese, in particolare il suo grappolo con acini dalla buccia sottile, è una pianta di grande delicatezza, estremamente sensibile all'oidio e ad altre malattie della vite. Inoltre, sono comuni fenomeni come la colatura e l'acinellatura. Questa sensibilità lo rende una pianta difficile da coltivare, con una produzione non costante nel tempo. La sua coltivazione richiede terreni ben drenati e ben aerati per evitare problemi legati all'umidità.

Il Terreno e le Sue Caratteristiche

Il terreno ideale per il Rossese è di tipo scisto marnoso, con una variazione di argilla nota localmente come "sgrutto", che deriva dalla roccia friabile che si sgretola, creando un terreno sabbioso. Tuttavia, nelle valli, specialmente nella Val Nervia, si possono trovare terreni molto diversi, con una forte componente argillosa e calcarea, variamente ricchi di scheletro. Zone notevoli includono i cru Pian del Vescovo a Camporosso, caratterizzati da argilla rossa e bianca con un buon contenuto di scheletro, e i cru Brunetti, Trinceira e Migliarina, che presentano argille bianche e blu con abbondante materiale fossile e una quasi totale assenza di scheletro.

La Coltivazione e le Terrazze Liguri

Dato il terreno caratteristico e le ripide pendici delle colline, il metodo di coltivazione preferito è sulle terrazze, chiamate "fasce" dai liguri. Questo sistema consente di ottenere terreni pianeggianti anche in aree molto ripide. I muri che sostengono queste terrazze, noti come "maixei," sono costruiti con pietra locale e senza l'uso di cemento o collanti.

Potature Tradizionali e Longevità dei Vigneti

La coltivazione tradizionale prevede l'uso dell'alberello, grazie al quale molti vigneti hanno più di 120 anni, con alcune vigne nei cru Arcagna, Beragna, Luvaira e Pini famose per la loro longevità. In media, l'età dei vigneti supera i 45 anni (dati del 2011 dall'Ispettorato Agrario di Imperia). La pianta ha una buona vigoria e rendimento, sia con potature a alberello che con il sistema guyot, una potatura moderna introdotta più recentemente nella zona di Dolceacqua. La gemma basale non presenta problemi di produzione, il che rende preferibile l'uso di queste potature rispetto a metodi più recenti.

Abbinamenti culinari

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